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venerdì 23 agosto 2013

La morte del poeta

Cu' voli puisia vegna 'n Sicilia
Anonimo.

Vero. La poesia c'è, è stato un regalo, un'eredità senza pegno, ma senza merito. Il poeta, lui è morto, o bandito. Calunniato, violentato, ce lo siamo giocato e abbiamo perso. Abbiamo già perso.
Il senso della perdita lo sento dentro il petto come un colpo sordo, in fondo alla gola, dolceamaro, come la gomma che brucia. Negli occhi feriti dalla bruttezza dell'inciviltà contro la storia, dell'indolenza contro la poesia, dell'olezzo del piscio contro l'odore del mare, delle mani dell'inetto su questa terra.
No che non chiedo scusa, io sono ferita. Io che muoio di nostalgia, ma che distolgo lo sguardo troppe volte, come quando chiudo gli occhi al sole, perché fa troppo male.
Terra antica di sapori lontani, di racconti sotto le stelle o attorno al fuoco. Terra di zagara, di luce e ombre che piangono la loro benedizione. Terra di approdi e di addii, di conquistatori e conquistati.

CieloTerraeMare.
Terra d'incanto, dove la pelle bruna d'ulivo saraceno incontra gli occhi azzurronormanno che strappano il cuore. Terra di gelsi, bianchi o neri, sotto le scarpe, che li pesti e senti già il sapore che ti pizzica le guance, di gechi sui muri accanto ai lampioni, di sere d'estate al profumo di gelsomino, dei venditori ambulanti dalle voci arabeggianti, che cosa vendono chissà... dei balconi gocciolanti, coi gerani e i panni stesi come bandiere sbiadite al sole. Delle buganvillee, fiere e ostinate, sotto il sole impietoso, contro il vento rabbioso, dell'agave, dei fichi d'india. Dei bambini che giocano in strada al tramonto, canottiera e ciabattine, a ciabattare e ciabattare. Di salotti sui marciapiedi davanti alla porta di casa, con tanto di sedie impagliate e ospiti e chiacchiere.
Terra mia sei diventata sporca, abbandonata, hai perso i tuoi poeti. Seduci ma poi abbandoni. Troppo dura, troppo aspra. Calpestata non ti pieghi, ma ammorbata stai soffrendo, soffocata, deturpata, di una bellezza deforme, inutile, fai rabbia. Rabbia per il tuo poeta, morto senza lacrime, asciugate al vento. Dimenticato, solo, lontano... via le mani via gli occhi... rabbia perché mi sento sola a piangerlo, e invece vorrei chiamarlo, convincerlo a tornare, e invece credo di averne dimenticato il nome.