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lunedì 29 settembre 2014

Mi ricordo

Piccola mia, sei nata nell'era degli smartphone, dei pad, dei pod, dei touch screen, di quelle diavolerie di sonagli per bambini con la presa USB per suonarti le ninnananne in mp3 (!?!!)... e già che il tuo dito vedo scorre con molta più agilità del mio, immagino che l'evoluzione ti abbia dotato di un dito più "touch"!
Ma vedi, prima che mi rincoglionisca, o forse è già troppo tardi, perché sono dentro il sistema anch'io (di brutto), voglio raccontarti di quando tutto questo non c'era.
Mi ricordo che per parlare con una compagna a scuola ci scambiavamo bigliettini accartocciati tirandoli da un banco all'altro... e a volte si sbagliava destinatario! Beh, questo si fa ancora, però. Che per evitare i bigliettini avevamo adottato un'agenda su cui scrivevamo anche durante le lezioni e che poi ci passavamo sotto gli occhi dei prof con la scusa di controllare i compiti.
Mi ricordo che i diari scoppiavano, ci scrivevamo di tutto, aforismi, poesie, canzoni, le frasi più belle dei nostri film preferiti... le Smemo di 5 kg, che non si chiudevano neanche più. Ma quale Facebook!
Mi ricordo le lettere, le cartoline... con il francobollo!
Mi ricordo dei diari segreti condivisi in cui scrivevo le mie cose, che poi passavo all'amica del cuore, e ci scriveva le sue. La carta assorbiva emozioni, a volte profumava di speranze, sapeva di attese, altre si inumidiva di pianto o gridava di rabbia. La carta che sfogli, quella che leggi, la carta ha un odore e tu lo sai, lo sai già... che un giorno, col naso a mezz'aria su un libro e gli occhi chiusi, mi hai detto "uhm, che profumo!".
Per ascoltare la musica ho avuto anche il walkman con le cassette e il nastro che a volte si inceppava e dovevi riavvolgerlo con la matita... per guardare i film andavo dalle amiche io, che a casa dei nonni non l'avevamo il videoregistratore. Ma non preoccuparti che Dirty Dancing ce lo guardiamo insieme quando sarai più grande. Ho comprato il dvd!
Il mio primo cellulare in quinta superiore, ho imparato a usare il computer all'università... ho usato i floppy disk... che storia. Ne avrò conservati alcuni, perché sono diventati dei reperti storici!
E non ti sto raccontando tutto questo perché sono in preda alla nostalgia, non so più cosa farei senza il mio smartphone o il mio pc, non avrei questo spazio per scrivere quando non riesco a dormire. Dico solo che a volte vado indietro nel tempo coi ricordi e penso a quante cose sono cambiate, a quante sono scomparse. A quante persone ho detto "ti amo", a quante ho stretto forte e poi ho detto addio.
Ma non ricordo più quand'è è stata l'ultima volta che ho guardato negli occhi un'amica, l'ultima volta che ho sentito la sua vera voce, che ci ho fatto insieme una risata.
Dico che adesso che si va tanto veloci, adesso che abbiamo imparato a "volare", dovremmo ricordarci di rallentare un po', che a volte rischiamo di vagare, con gli occhi bassi senza sapere esattamente dove si va, di inciampare nelle cose e nelle persone e non saperle riconoscere.
Indietro non si torna, mai, ma non perdere una sola occasione di vivere forte il tuo presente. Vorrei tanto che crescendo portassi con te quel dono che ti rende così speciale, che non dimenticassi mai cosa sai fare adesso: guardare negli occhi chi ami e leggergli dentro, perché come lo stai facendo tu davvero non lo aveva mai fatto nessuno.
Ed è grazie a te che mi ricordo com'ero e chi sono.

venerdì 12 settembre 2014

Stay strange, stay wild


Dopo la doccia dritta sul lettone, ti liberi con un salto dell'accappatoio e inizi a saltare, i riccioli sparsi sulle spalle che volteggiano felici.
Ti porto i vestiti che dobbiamo uscire:
-"No!"
-"Le mutandine, dai!"
-"No!"
-"La canottiera?"...
-"No!"
Poi la metti in testa a mo' di cappello, ti specchi soddisfatta e riprendi a saltare sempre più divertita. Ti guardo specchiarti tra un salto e l'altro, saltare, cantare... dopo un po' inizio a sentirmi indispettita, stiamo facendo tardi. Ma tu ti stai divertendo, ti sei infilata un gonnellino di petali di tulle e continui a saltare coi riccioli e i petali danzanti. Io e papà, già vestiti, tutti pronti e di fretta su e giù per casa.
-"Noi siamo pronti"
-"Io pure sono pronta!"
-"Ma non sei vestita!"...
-"Sì!... Io mi vesto strana, non mi vesto bene!".

Sai che ti dico, fai bene, persino selvatico è meglio. Che a fare i bravini, i buoni, tutti belli puliti e stirati si finisce col diventare falsi e crudeli. Come chi uccide una madre, che fa solo quello che ogni madre fa, nel posto e nel momento in cui le è dato di vivere, e si nasconde dietro una scusa "pulita". Parole, le solite, ad addomesticare il pensiero, anestetizzarlo e piano piano ucciderlo.
Nessuno si è sporcato le mani, è stato un incidente, qualcosa è andato storto. Parole. Scuse accettabili, istituzionalizzate. Le mani pulite e le coscienze gocciolano di sangue. Poco importa, arriveranno prontamente buone azioni a metterci la pezza, a placare gli animi e assopirci il pensiero, che si addormenta senza far rumore fino a non svegliarsi più. Nemmeno un sussulto, niente, proprio come è successo a Lei.